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Alcuni scenari concreti riguardanti il momento del concepimento e dell’inizio-vita hanno generato degli intensi e spinosi dibattiti, nei quali il concetto di “persona” riveste un ruolo chiave: infatti attorno a questa nozione s’intrecciano riflessioni tanto di carattere ontologico quanto di carattere assiologico. Analizzando il caso concreto dell’aborto, il dibattito bioetico e biopolitico ha visto contrapporsi due principali posizioni di pensiero, che formulano rispettivamente delle argomentazioni in favore o contro tale pratica. Alcuni famosi autori internazionali, quali Peter Singer e Judith J. Thomson, hanno ideato nuove teorie che giustificherebbero la liceità dell’interruzione volontaria della gravidanza, sia basandosi su di una rielaborata nozione di “persona”, considerata da una prospettiva ontologica, sia indagando il carattere assiologico e valoriale del concetto di “libertà”, declinato nella fattispecie di una “libertà di scelta” esercitabile dalla donna. In questa relazione si esaminerà questo binomio concettuale di “persona” e “libertà”, per come esso è stato proposto dagli autori sopra menzionati, per comprenderne meglio la portata, svilupparne alcuni aspetti e conseguenze corollarie, ed evidenziarne infine alcune criticità. In particolare, si mostrerà la possibilità di un ripensamento del valore e dell’importanza del concetto di “persona” in ambito biopolitico, con particolar attenzione al concreto caso in questione, in favore della formulazione di una teoria bioetica dalla connotazione più minimale e, proprio per questo, meno problematica ed impegnativa, nonché più universale ed efficace nella risoluzione di alcune tipiche questioni, come appunto quelle inerenti la procreazione, la vita nascente, e la liceità delle pratiche abortive.