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Bellezza, filosofia, poesia

VIII Corso dei Simposi Rosminiani - Stresa 22-25 agosto 2007 – Videoregistrazione completa

L’ottavo corso dei simposi Rosminiani, organizzato dal Centro Internazionale di Studi Rosminiani di Stresa in collaborazione con il Servizio nazionale per il progetto culturale della Conferenza Episcopale Italiana, ha celebrato il 50° anniversario della morte di Clemente Rebora, grande poeta del novecento italiano e sacerdote rosminiano. Proprio la poesia ha portato Rebora ad intraprendere un percorso interiore che lo ha condotto alla conversione e, con l’incontro con la filosofia di Rosmini, lo ha accompagnato a sperimentare la bellezza della santità. Il Simposio ha così approfondito il tema della “via pulchritudinis” espressione della carità intellettuale e la bellezza cosmica della santità. La scienza del bello, l’estetica, viene riscoperta in Rosmini come in Von Balthasar e in Florenskij, in cui si trovano i principi dell’estetica trinitaria. Ma è su Clemente Rebora che i relatori si sono soffermati e sulla centralità della sua poesia quale espressioni di bellezza e di fede. Bellezza che ha due dimensioni: la catarsi e la redenzione. Rimane una profonda questione sollevata da Balthasar: “in un mondo senza bellezza anche il bene perde la sua forza di attrazione”: è nell’arte contemporanea che si riflette maggiormente la crisi della bellezza, crisi che si identifica con la perdita dell’idea di persona, la quale non esiste più, se non come una tra le diverse e uguali fasi di un fluire irrepetibile. Il filosofo spagnolo José Ortega y Gasset conierà all’inizio del novecento l’espressione: “la de-umanizzazione dell’arte”. Nel 1909 il Manifesto Futurista precisa che “nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro”.

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