Al centro del convegno Esistenza e diritto, organizzato dalla Cattedra Antonio Rosmini a Lugano l’11 maggio 2010, sta l’“esperienza giuridica” di Giuseppe Capograssi (1889–1956). È stato organizzato in occasione della presentazione di due volumi: ossia, da un lato, di una raccolta di scritti dello stesso Capograssi, dal titolo La vita etica, a cura di Francesco Mercadante, e degli atti del convegno capograssiano Esperienza e verità, curati da Antonio Delogu e Aldo Maria Morace, dall’altro. Oltre ai curatori principali di questi due volumi, Francesco Mercadante e Antonio Delogu, alla conferenza intervengono anche Stefano Biancu e Markus Krienke. Al centro dell’“esperienza giuridica” in Capograssi sta l’individuo – rossinianamente il “diritto umano sussistente” – che risulta dinamicizzato attraverso la categoria dell’esperienza. In questo modo, Capograssi recupera la ricchezza morale della libertà che è diritto, superando la riduzione liberalista dell’individuo. Così egli tematizza la categoria del diritto e della società in chiave personale-esistenziale: soltanto nell’esperienza giuridica l’esperienza dell’individuo diventa vera esperienza personale. Questa esperienza, inoltre, non è perfettibile all’interno dello Stato – Capograssi riprende qui l’“antiperfettismo” rosminiano –, ma essa è protesa verso l’orizzonte della trascendenza. In questa dimensione, l’“esperienza giuridica” diventa istanza costitutiva della persona e quindi vero baluardo contro qualsiasi forma di dispotismo statalistico: «Nessun ordinamento è definitivo, perché nessuna situazione della vita esaurisce le invenzioni della vita. E nessun ordinamento resta intatto di fronte al mutare della storia perché non è possibile prevedere l’imprevedibilità della vita» (Il problema della scienza del diritto).