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Etica pubblica e democrazia

68° Convegno del Centro Studi Filosofici di Gallarate – Villa Cagnola Gazzada 26-28 settembre 2013

Il 68° convegno del Centro studi filosofici di Gallarate ha affrontato il tema: “Etica pubblica e democrazia”.
La relazione di Franco Totaro affronta questioni antropologiche di principio, che sono strettamente di etica pubblica e che solitamente sono trascurate nell’economia e nella politica. È importante invece che esse siano tenute in conto come quadro più ampio, nel quale anche l’economia e la politica acquistano il loro ruolo indispensabile, ma non esaustivo né assoluto.
In effetti permane l’esigenza di una democrazia interculturale e di una governance politica globale dell’economia, che richiede una nuova concezione della convivenza umana e dell’armonizzazione anche ecologica di bene personale e bene comune, diventata più esigente in una società mondiale multiculturale, che aspira a essere democratica. L’orizzonte della vita buona deve diventare capace di distinguere e insieme armonizzare diversi modelli di vita.
L’analisi molto articolata di Portinaro prolunga una diagnosi di Norberto Bobbio circa le “promesse non mantenute della democrazia” in riferimento agli stati nazionali. Le promesse della democrazia sono state disattese con la crescita delle disuguaglianze economiche, la lontananza dei centri decisionali dalla portata degli individui e il crearsi di poteri economici, politici e di controllo occulti. Le attese democratiche più recenti si sono estese legate alla globalizzazione e prospettavano una transizione verso una democrazia internazionale rispettosa delle differenze multiculturali. Anche queste promesse sono state ampiamente eluse. Con la finanziarizzazione dell’economia e il rapido crescere delle disuguaglianze, le iniziali previsioni ottimistiche hanno lasciato ora il posto a un diffuso scetticismo sulla possibilità di governare la globalizzazione.
La relazione di Stefano Zamagni si concentra sulla finanziarizzazione dell’economia, come aspetto saliente della globalizzazione. Essa ha esasperato un’impostazione dell’economia già polarizzata sul profitto individuale e ostile a ogni intervento politico, giudicato come interferenza indebita ed economicamente controproducente. Il bene comune era ritenuto una risultante automatica della crescita della produzione e la cura del bene comune era demandata a una politica redistributiva che veniva solo in un secondo tempo e troppo tardi. La crisi finanziaria ed economica attuale nelle sue cause di fondo è principalmente una crisi morale, che ha portato alla separazione tra la sfera dell’economico e la sfera del sociale; tra il lavoro e la creazione della ricchezza; tra il mercato e la democrazia. Questa crisi non potrà essere superata in modo stabile se non si dà la priorità alle virtù democratiche, che mettono al primo posto il bene comune anche nell’attività economica, moderando l’avidità e gli interessi particolaristici.

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