La religione è vissuta, da un lato, come “sentimento dell’infinito”, quel sentimento che ha ispirato ampia parte della cultura, dell’arte e della letteratura di tutti i popoli. Dall’altro lato, non può essere ridotta a mera “espressività” umana, ma rimanda a quell’assoluto che non è a disposizione dell’uomo. Come può formarsi l’identità umana in questa tensione che rifugge a qualsiasi definizione sociale? Ovviamente, si tratta qui di portare la tensione della vita umana al suo limite, al contatto con la trascendenza. In questo caso, però, viene la domanda: come è possibile pensare a un vero “avvento di Dio” nelle condizioni della temporalità umana? Si deve riconoscere che a livello politico e sociale, le tre religioni monoteistiche si situano in una specifica tensione messianica che si distanzia dal pericolo del fondamentalismo religioso, da un lato, e della secolarizzazione in utopie laiche, dall’altro.