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L’accoglienza è un dovere?

La sfida dei flussi migratori e le opportunità dell’integrazione - Convegno di Studio - Cattedra Rosmini - Facoltà di Teologia di Lugano - 9 dicembre 2015

Come pochi altri temi, la sfida dei flussi migratori, il problema dell’immigrazione e le opportunità dell’integrazione hanno determinato la preoccupazione degli Svizzeri in quest’anno, tanto da determinare le elezioni federali del 18 ottobre in modo storico: mai un partito è riuscito a imporsi con una proporzionale di 29,5 % ossia 65 seggi nel Consiglio nazionale. L’Udc ha ottenuto tale traguardo esclusivamente con il tema dell’immigrazione e quello connesso delle relazioni all’Unione Europea. Ma anche storicamente questo tema è sempre stato per la Svizzera di un’importanza – e le risposte che ha trovato la Confederazione furono a volte più aperte, a volte più caute. Mentre nell’accoglienza degli Ugonotti alla fine del ’600, durante la Seconda Guerra Mondiale, e nella crisi economica degli anni ’70 la politica a riguardo fu più restrittiva, nelle grandi fasi di crescita economica, tra l’800 e l’inizio del ’900 e nel secondo dopoguerra la Svizzera si dimostrava altamente accogliente: ad es. l’Università di Zurigo fu fondata nel 1833 con undici professori tutti stranieri. Da Nestlé a Maggi, tante aziende svizzere furono fondate da immigrati. E nel 1910 fu rilevato che 9 su 10 lavoratori per la costruzione delle gallerie e delle ferrovie erano stranieri. Ma anche storicamente questo tema è sempre stato per la Svizzera di un’importanza – e le risposte che ha trovato la Confederazione furono a volte più aperte, a volte più caute. Mentre nell’accoglienza degli Ugonotti alla fine del ’600, durante la Seconda Guerra Mondiale, e nella crisi economica degli anni ’70 la politica a riguardo fu più restrittiva, nelle grandi fasi di crescita economica, tra l’800 e l’inizio del ’900 e nel secondo dopoguerra la Svizzera si dimostrava altamente accogliente: ad es. l’Università di Zurigo fu fondata nel 1833 con undici professori tutti stranieri. Da Nestlé a Maggi, tante aziende svizzere furono fondate da immigrati. E nel 1910 fu rilevato che 9 su 10 lavoratori per la costruzione delle gallerie e delle ferrovie erano stranieri. Oggi si pone la domanda, oltre dell’opportunità economica, anche delle dimensioni morali e civili dell’accoglienza. Questo perché in futuro non si tratterà soltanto di fenomeni singoli (come nel caso degli Ugonotti o nelle guerre), o di integrare chi risponde al fabbisogno di lavoratori, ma di un fenomeno di dimensioni globali: flussi migratori che non potranno effettivamente essere fermati nei loro luoghi di partenza. La Cattedra Antonio Rosmini propone una riflessione su questo tema che è di una vera e propria importanza per la domanda social-etica di come gestire il futuro della nostra società. Affrontano il tema sotto il punto di vista etico, il Prof. Adriano Fabris che insegna anche presso il nostro ateneo, e il Prof. Armando Savignano di Trieste. Inoltre, Sarah Rusconi e Lisa Bosia daranno una testimonianza concreta e autentica della situazione dei rifugiati che arrivano in Europa.

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