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Superare la persona per salvare l’uomo?

Riscoprire la trascendenza nel presente (Videocorso tenuto dal Prof. Markus Krienke)

Tre sono le istanze dell’attuale pensiero “post-umanista”, prese in considerazione, con i loro programmi di superare le presunte insufficienze nel concetto di “persona” verso un pensiero “impersonale” o “tecnologico-perfettivo”, interpretandoli come attuazioni di un riduttivismo della domanda storico-ermeneutica di senso. Al contrario, le dimensioni dell’impersonale e del perfezionamento del desiderio per San Tommaso erano espressive per il rimando dell’antropologia alla teologia

Il programma “post-umanista” di superare il concetto metafisico di “persona” attualmente assume, tra le tante, le forme del pensiero “impersonale” (Esposito), “biotecnologico” (Marchesini) o “antropotecnico” (Sloterdijk), non necessariamente compatibili tra loro. La pretesa antropologica ed etica è quella di superare un concetto (quello di persona) interpretato ostile nei confronti di un ulteriore e decisivo progresso dell’umanità fuori da strutture di oppressione della vita. Il contributo di questo videocorso sta nell’analisi come tale paradigma non è esente della domanda di senso, ma la “schiaccia sul presente” in un concetto storico-ermeneutico. Non solo il pensiero antropologico dell’inizio secolo XX (Plessner, Scheler) cercava di impedire queste derive, ma già in San Tommaso si trovano proprio le due dinamiche utilizzate dal pensiero “post-umanista” – quelle dell’impersonale e del perfezionamento del desiderio – come espressive di una dinamica incommensurabile dal presente, quindi come una struttura antropologica espressiva della trascendenza, quindi di un rimando oltre-storico all’assoluto. Sono del resto anche precisamente le dimensioni che determinano l’antropologia rosminiana: l’inoggettivazione nel “terzo” impersonale dell’idea dell’essere non come chiusura ma come apertura ad altri “tu” e al “tu” assoluto, e la struttura del desiderio che nella sua dinamica di perfezionamento rimanda all’ideale che non può mai essere identico con essa.

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