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Essere infinito e univocità dell’essere

Nella metafisica di Giovanni Duns Scoto (Videocorso tenuto dal Prof. Alessandro Ghisalberti)

La formazione del concetto univoco di ente per Duns Scoto pone l’interrogativo sul come si forma il concetto di infinito: viene perciò presentata la teoria scotiana della coestensione di finito e infinito per comprendere la totalità dell’essere.

La formazione del concetto univoco di ente per Duns Scoto, seguace della dottrina aristotelica dell’origine dei concetti per astrazione dal sensibile, pone l’interrogativo sul come si forma il concetto di infinito. Constatata la non ripugnanza dell’infinità all’ente, l’intelletto risale dal finito quantitativo al concetto di infinito quantitativo come possibile e da questo, incrementando le perfezioni semplici, all’infinito qualitativo in atto, come infinito intensivo possibile, ossia non contraddittorio. Con prove successive, Duns Scoto elabora delle argomentazioni con cui “dimostra” l’esistenza in atto di tale infinito intensivo. Centrale diventano l’oltrepassamento della concezione dei trascendentali che riguardano l’ente finito secondo le dieci categorie, e l’affermazione da parte di Duns Scoto dei trascendentali disgiuntivi, che comprendono la coppia finito e infinito: al pari delle coppie possibile-necessario, potenziale-attuale, nella loro coestensione finito e infinito congiuntamente comprendono la totalità dell’essere, mentre non possono essere predicati contemporaneamente dello stesso soggetto, bensì solo disgiuntamente.

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