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Per Bonaventura l’esistenza di Dio è da sé eminentemente conoscibile, un oggetto che si offre da se stesso alle capacità dell’intelletto umano, prima ancora che l’uomo si ponga l’interrogativo sulla sua esistenza. Si può arrivare facilmente al si est, ma non al quid est. Due strade le strade percorribili: una incentrata sul primo nome di Dio, essere (quod est manifestissimum et prefectissimum, ideo primum), e una sulla nozione di verità. Bonaventura, riconoscendo lo stretto rapporto tra la validità del nostro sapere e la conoscibilità naturale di Dio, afferma la presenza nella mente di ogni uomo di una verità come norma immutabile del conoscere. La soluzione al primo problema è preliminare e pregiudiziale rispetto al secondo. Il criterio di verità del nostro conoscere è premessa al discorso sulla conoscibilità di Dio.