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Gli sviluppi della filosofia moderna hanno portato al delinearsi della specifica disciplina denominata filosofia della rivelazione. Essa riflette sulle condizioni di possibilità interne alla conoscenza umana per decifrare l’effettiva realtà di ciò che, dopo l’evento cristiano in particolare, si intende per manifestazione del divino in quanto totalmente altro rispetto all’umano e rispetto alla concezione che del divino l’umano può darsi soltanto da se stesso. Come la sezione editoriale del Rosminianesimo teologico ha avuto modo di argomentare fin dal suo primo volume, anche quaestio Dei, sia nella sua configurazione classica, sia nella sua configurazione analitica, elaborano un orizzonte di teologia naturale nel quale la semantizzazione della teologia filosofica a partire dalla rivelazione cristologica si intreccia con la teologia razionale, che non procede (senza escluderla, anzi talvolta invocandola) da qualsiasi forma di rivelazione. La relazione intende mostrare come, utilizzando tali prospettive ermeneutiche sopraindicate per approfondire il pensiero del Roveretano, la teoria teologica di Rosmini non solo non viene snaturata, quanto piuttosto rivela interessanti anticipazioni epistemologiche a favore sia della dimensione antropologica della filosofia della rivelazione, sia del realismo implicito alla struttura teoretica della filosofia analitica, sia della comparazione delle due precedenti prospettive, offrendo in particolare su quest’ultimo punto, spunti interessantissimi a proposito della rosminiana teoria dell’incivilimento in prospettiva pedagogica e spirituale.