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Restauratio ab imis. Politica e metafisica nel nuovo saggio sull’Origine delle idee di Rosmini

Videoconvegno: “Metafisica e Democrazia” (Relazione del Prof. Biagio Muscherà)

Chiarire il rapporto intrinseco fra meditazione politica e metafisica e, dunque, la sua unitarietà. Questo fa della filosofia “pratica” di Rosmini non un ‘corollario’ – contingente – della sua meditazione antropologico-metafisica, che emerge dal Nuovo saggio sull’origine delle idee, opera in cui Rosmini getta le fondamenta del suo «sistema della verità» e in cui si scorge un rimando alla meditazione politica giovanile.

Sul finire del 1827, Rosmini decideva di interrompere per la seconda volta la stesura della sua filosofia della politica. Sulla decisione di interrompere l’opera politica pesava certamente l’insoddisfazione, peraltro già appalesatasi negli anni precedenti, dovuta adesso non tanto alla mancanza di un adeguato supporto filosofico su cui erigere il suo pensiero politico, quanto alla necessità di radicare tale supporto in una rinnovata filosofia dell’essere. Proprio in vista del superamento dei limiti che aveva riscontrato rispetto alla comprensione della dimensione sociale dell’uomo, sia da parte dei filosofi della Rivoluzione che di quelli della restaurazione, e comprendendo il carattere trascendente di concetti come felicità sociale, giustizia, fraternità, uguaglianza, autorità e libertà, il Roveretano decideva di interrompere le sue ricerche di filosofia politica per una ragione ben precisa: si rendeva necessario un approfondimento tanto del problema gnoseologico della verità, di contro all’astrattismo razionalistico, quanto di quello antropologico, di contro alle teorie dello stato di natura. Inoltre, l’emergere della questione del male e della giustizia sollecitava ad affrontare il problema della morale, nonché quello del rapporto tra diritto e giustizia, non previsto nel progetto della Politica giovanile. Nonostante, dunque, i suoi interessi culturali, nient’affatto superficiali o ristretti, la politica giovanile mancava di una compiuta base filosofica, mancava di un quadro complessivo del pensare. Bisognava, insomma, «fabbricare un sistema di metafisica che non esiste», se si voleva elaborare una nuova e organica cultura cristiana all’altezza dell’esigenze del proprio tempo. Nel nostro lavoro, proprio per rendere ragione del legame tra meditazione politica e speculazione metafisica, tenteremo di sorprendere quei luoghi del Nuovo saggio sull’origine delle idee – opera in cui Rosmini getta le fondamenta del suo «sistema della verità» – in cui si scorge un rimando alla meditazione politica giovanile. Quel che risulterà, sarà, da una parte, l’esigenza profonda che anima l’intera proposta speculativa rosminana e, dall’altra, il chiarimento del rapporto intrinseco fra meditazione politica e metafisica e, dunque, la sua unitarietà, che fa della filosofia “pratica” di Rosmini non un ‘corollario’ – contingente – della sua meditazione antropologico-metafisica.

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