Nella prima parte del corso, tenuta dal prof. E. Berti, si esaminano le critiche di P.T. Geach e A. Kenny alla concezione di Dio come Esse ipsum subsistens professata da Tommaso d’Aquino e si ricostruisce l’origine di tali critiche nelle obiezioni rivolte da Aristotele alla dottrina di un ente avente per essenza l’essere stesso, da lui attribuita a Platone. A questo proposito si leggono e si commentano i passi della Metafisica (libro III e libro X) in cui Aristotele sviluppa tali obiezioni. Indi si segue lo sviluppo della concezione di Dio come essere in Filone, in Plotino, nel commento al Parmenide attribuito a Porfirio e nei primi filosofi cristiani. Infine si esamina la posizione assunta al riguardo da Tommaso d’Aquino, rilevando la presenza in essa di due diverse concezioni dell’essere di Dio: una che riduce tale essere alla semplice esistenza, l’altra che invece lo concepisce come la somma di tutte le perfezioni. Mentre la prima concezione è esposta alle critiche di Aristotele e dei filosofi analitici, la seconda vi si sottrae.
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